Scritto da: Adriana De Nichilo
Come già accennato, l’obiettivo di questo blog vorrebbe essere il recupero delle relazioni tra discipline diverse specialmente con il fine di alimentare il nostro spirito creativo.
Ma che cos’è la creatività e come possiamo stimolarla?
Questo tema è stato approfondito in maniera originale da Bruno Munari nell’ambito della comunicazione visiva e del design. La chiave per una comunicazione efficace e di successo risiede nella capacità di trasmettere un messaggio oggettivo e di chiara interpretazione da parte del pubblico.
La realtà che ci circonda fornisce numerosi spunti per la nostra inventiva. Munari fa riferimento non solo a stimoli puramente sensoriali quali la vista, il tatto, l’udito etc ma anche a quelli legati alla cultura e alle innovazioni tecnologiche.
Indagare la realtà ci porta a diventare “sensibili” nei confronti della struttura delle cose e quindi a osservare le forme, le superfici, i colori e i materiali. La sensibilizzazione o texturizzazione di una superficie, per esempio, rende possibile la trasmissione di maggiori informazioni sul materiale: se è liscio o ruvido, se caldo o freddo, se morbido o duro etc…
Le texture possono essere di tipo organico o di tipo geometrico, caratterizzate da un disegno più o meno fitto.
Dall’analisi delle forme presenti in natura è possibile valutare lo stretto legame tra la struttura e la funzione che assolvono. Munari in questo caso consiglia di partire da forme semplici e di studiarne le possibili variazioni. Potremmo inoltre farci ispirare dalle trame di alcuni tessuti o dal funzionamento di macchinari per l’estrusione dei metalli.
Lo studio delle forme geometriche è centrale nelle opere dell’artista Victor Vasarely, uno dei principali esponenti del movimento Optical Art. Il fruitore delle sue opere non si limita ad essere mero osservatore ma partecipa attivamente all’opera, dalla quale può cogliere facilmente l’uso sapiente del colore, le distorsioni e gli effetti ottici.
Anche il segno con il quale trasmettiamo il messaggio, così come le superfici e le forme, ha bisogno di essere “sensibilizzato”. E’ opportuno che il tratto abbia una personalità definita e riconoscibile.
Jackson Pollock è stato in grado di rendere il suo segno unico e riconoscibile attraverso la tecnica del dripping. Si tratta di una modalità operativa ottenuta lasciando sgocciolare i colori dal pennello o dal barattolo dal quale viene prelevato; la tela, non più appoggiata su un cavalletto ma stesa direttamente sul pavimento, viene cosparsa da un groviglio di segni colorati con diverse traiettorie, corrispondenti ai movimenti del pittore durante la creazione dell’opera.
La nostra creatività può essere stimolata anche attraverso lo studio della luce e del movimento.
La scenografia di Gianni Villa per la Televisione italiana, in apparenza molto semplice, gioca sulla ripetizione in due direzione di teli naturalmente curvi creando un effetto volumetrico significativo che si riflette anche sul fondale, reso dinamico dall’alternarsi ritmico tra zone d’ombra e di luce.
Un altro interessante intervento è rappresentato dall’installazione Invisible Borders realizzata dallo studio di architettura MAD Architects in occasione del Fuorisalone del 2016. Perfettamente inserita nel contesto della storica Università degli Studi di Milano, l’opera è una vera e propria scenografia che richiama il ritmo delle arcate a tutto sesto trasmettendo allo stesso tempo dinamismo e flessibilità.
La sinuosità e la profondità sono accentuate mediante l’utilizzo di strisce in ETFE, un polimero termoplastico ad elevata resistenza, stampate con diverse sfumature di arancione.
Si può pertanto affermare, citando Munari, che la creatività non è altro che la sintesi degli elementi incontrati durante il percorso, armonicamente riuniti. Nel migliore dei casi può nascere a suo avviso “una estetica della logica, riscontrabile in altre forme naturali: nelle conchiglie, nelle forme vegetali, animali, minerali, dove la forma è il risultato di conseguenze logiche”.1
1 Munari B., Design e comunicazione visiva, Laterza, Bari, 1993, pag.361